di Claudio Maderloni
Care compagne e cari compagni, nel nostro documento nazionale, elaborato un anno fa, al capitolo “La pace e il disarmo”, scrivevamo: “Preoccupa la forte esposizione del nostro Paese nella produzione e nel commercio degli armamenti, sovente in direzione di Stati direttamente o indirettamente in teatri di guerra.”
Forse ci saremmo evitati qualche articolo di giornale non propriamente corretto circa le nostre posizioni.
Con il mio intervento, voglio affrontare questo argomento partendo da un altro punto.
Il professore Marco Labbate, di una città delle mie Marche, dice: ” Eppure mi domando anche se non sia doveroso riflettere sempre sui costi della violenza, riguardo a profughi, vite umane, economia, se non sia comunque necessario cercare, anche davanti a un’oppressione, altre vie praticabili, se in fondo quella “difesa popolare nonviolenta” che i movimenti pacifisti hanno elaborato meriterebbe una trattazione seria, anziché essere sempre abbandonata con un sorriso nei cieli di un’utopia. Fermo restando che di fronte a un’ingiustizia, se non si danno armi, si deve offrire qualcosa di più efficace. Non buone parole. Credo nella nonviolenza, pur non ritenendola una ricetta buona per ogni situazione. Non penso però che si possa improvvisare: senza un popolo allenato a immaginarla rischia di diventare un alibi per la passività. Inoltre, una volta scoppiata la guerra, mi sembra che la sua forza si affievolisca drasticamente. Mi chiedo tuttavia perché la nonviolenza venga sempre Continua a leggere →