Non rinnoverò l’adesione a SEL per il 2012.

di Claudio Maderloni

 

 

Domenica mattina all’assemblea provinciale degli iscritti mi sarei aspettato un’autocritica da parte degli organismi dirigenti di SEL.

La relazione introduttiva della coordinatrice ha ripreso parti delle conclusioni di Vendola all’ultima assemblea nazionale: si  è partiti dalle conclusioni di Vendola per evidenziare che si è in linea con il nazionale ma, di fatto, si agisce in modo perfettamente contrario.

Ho detto “basta” perché non è  possibile andare oltre, condividere un’esperienza comune con questo gruppo dirigente.

Ho creduto  sia in “la Sinistra l’Arcobaleno” che in “Sinistra  e Libertà” e, pur non condividendo la politica a livello provinciale e ancor meno a quella regionale, mi ero imposto di stare ai margini e di agire solo nella mia Chiaravalle.

Dall’analisi del voto resa dalla coordinatrice si desume che la linea giusta è quella di Fabriano e di Rosora, non quella di Jesi. E’ stato un modo chiaro per dire che la linea sin qui seguita non si cambia: meglio da soli… Altro da quello che sostiene Vendola “non vogliamo che Sel viva nell’ossessione dello zero virgola, la nostra ossessione è costruire con il centrosinistra una speranza per questo Paese”, ed anche l’invito a non rimanere intrappolati “ in quelli che sono due vicoli ugualmente ciechi: il minoritario e la subalternità – dobbiamo combattere perché il centrosinistra cambi fisionomia e concorrere a costruire un’alternativa ”.

Anche molti intereventi all’assemblea sono andati nella stessa direzione, ricalcando interventi già ascoltati all’ultima direzione regionale e, in alcune  direzioni provinciali; interventi di critica alla direzione nazionale  per lo Statuto di SEL “non idoneo”e  “costruito solo per pensare alle elezioni politiche, in attesa di una propria sistemazione”.

Ho pensato  che proprio questo poteva essere il vero motivo di questa gestione  politica fortemente  minoritaria praticata nel nostro territorio. Avevo contestato questo stato delle cose al congresso regionale ma senza nessun riscontro.

Eppure anche io ho fatto delle scelte dolorose, come quando mi sono candidato  sindaco in alternativa al centrosinistra a Chiaravalle: ma c’era  una proposta forte che era anche un progetto politico nazionale, quello de  La  Sinistra l’Arcobaleno. La Sinistra l’Arcobaleno  nella volontà di molti (non tutti) doveva essere un soggetto politico che univa la sinistra e che avrebbe guardato al centrosinistra, ma è stata distrutta senza creare nulla di positivo.

Anche i dati del tesseramento provinciale e regionale avrebbero dovuto far riflettere l’assemblea, sono dati che equivalgono ad un grido di allarme.  Invece, per contro, nella relazione della coordinatrice si è ribadito quanto deciso sulla questione dei circoli di Chiaravalle,Serra San Quirico e Fabriano.

Ho ricordato all’assemblea che la situazione economica e le ripercussioni sulla vita di ogni giorno ci porterà a cambiamenti importanti, cambiamenti che riguarderanno le stesse forme di organizzazione, che incideranno  sui partiti sulle associazioni e forse anche sulle strutturi sindacali.

Ho ribadito che la questione lavoro, che sento in modo particolare, sarà un tema fondamentale che  dovrebbe farci riflettere e portarci  alla realizzazione di una forza al servizio del centrosinistra,  strumento  di cambiamento dentro un movimento  europeo capace di restituire speranza.

La questione lavoro è fortemente presente anche nella mia famiglia: ho tre figli, uno precario e due universitarie che si dovrebbero affacciare al mondo del lavoro, uguale a  tanti altri ragazzi.

Sono pieni di perplessità, a volte sono oggettivamente oppressi da datori di lavoro incapaci di avere  rispetto e riguardo per chi lavora nelle loro aziende. Il profitto è l’unica legge che regola la vita lavorativa soprattutto nelle piccole aziende.

E’ comune il disorientamento tra chi non ha un lavoro e chi invece ce l’ha ma si sente sfruttato ed emarginato, doloroso quanto essere precario o disoccupato.

Non ho aderito al Partito democratico prevalentemente per due questioni: quella del lavoro e quella del PSE.

Impossibilità per me di stare in un partito che diceva di voler praticare  “l’equidistanza  tra capitale e lavoro” e rimarcare la necessità di non essere parte integrante del Partito del Socialismo Europeo.

Così come oggi non posso stare in un partito che a livello provinciale e regionale è ad ispirazione minoritaria, partito di cui oggi si è impadronito chi non ha una visione di massa, partecipata e plurale.

Da oggi parteciperò a tutto ciò che va nella direzione di difendere il mondo del lavoro (dalla questione dei diritti a quello della dignità del lavoro), che sarà legata al Socialismo Europeo, che si occuperà di Chiaravalle e, ovviamente, continuerò ad occuparmi dell’ANPI.

Domenica mattina ho salutato con calore alcune compagne e compagni, sono convinto che con molti di loro le strade si intrecceranno di nuovo anche se su altri percorsi.

 

 

Claudio Maderloni