Certi atti non ti fanno sentire un cittadino ma un suddito.
E’ il caso del decreto della Regione Marche di cui mi sono imbattuto ieri., decreto n. 115/AGC_GPR del 04/07/2012 che pomposamente annuncia “…Decreta di dare avviso che le designazioni da effettuare da parte della Giunta regionale, ai sensi della legge regionale n.34/1996 relative a ’norme per le nomine e designazioni di spettanza della Regione’ sono le seguenti:…………..”
Qualsiasi cittadino è portato a considerare che si tratta di un atto pubblico adottato nel rispetto del principio della trasparenza ed imparzialità (obbligo per la pubblica amministrazione).
Nulla di più sbagliato, alla fine si accorgerà di come un’amministrazione pubblica possa prendersi gioco delle persone.
Di che cosa sto parlando?
Per esempio del fatto che, pur essendo in possesso dei requisiti ( cinque anni di comprovata esperienza ecc. ecc.), le candidature sono proposte dai consiglieri regionali e gruppi consiliari, ordini professionali, enti e associazioni operanti nel settore interessato.
Si può pensare che, preparata la domanda, sia sufficiente chiedere ad un consigliere di presentarla ed il gioco è fatto. La Giunta Regionale, poi, nella sua autonomia, esaminati i curriculum, opterà per il migliore.
ERRORE! Ed è qui che ci ritroviamo dallo status di cittadini a quello di sudditi!
Per rappresentare la Regione, oltre ad essere in possesso dei requisiti, bisogna sottomettersi alle “buone intenzioni” di qualche consigliere regionale.
E’ stata chiesto al Presidente dell’Assemblea legislativa la predeterminazione dei requisiti necessari all’espletamento dell’incarico; il Presidente della 1^ commissione consiliare ha comunicato che sono stati predeterminati i requisiti….; tutto ciò premesso il Dirigente della P.F. Affari Generali da avviso per la presentazione………….
Ma perché mai perdere tutto questo tempo, perché sprecare tante risorse? La Regione nomina chi vuole! Il cittadino si rassegni, anzi, risparmi tempo!
Questi atti non solo discreditano la pubblica amministrazione, non solo rendono i cittadini meno uguali ma, peggio ancora, offrono spazio a quella parte della politica becera e melmosa del “«io do affinché tu dia». O, nella migliore delle ipotesi, i consiglieri sono “abilitati” a cacciare il cittadino fuori della porta!
Magari se fossi stato ancora dentro il meccanismo dei partiti non me ne sarei accorto! Quindi penso che sia necessario ogni tanto abbandonare il ruolo dell’amministratore e guardare con l’occhio del cittadino!
In fondo quanto mi è accaduto è poca cosa,. ma io sono convinto che essere considerato cittadino sia il primo e più importante passo per ritrovare la forza di impegnarsi nella politica.
Mi voglio battere perché il consigliere regionale sia “abilitato” a stare dalla parte del cittadino e il primo passo è modificare questa norma, permettendo ad ogni cittadino di inviare, senza filtri, la propria domanda.
Chiaravalle1 agosto 2012