Le dimissioni del Sindaco di Chiaravalle
Il 10 aprile 2012, con riferimento alla situazione in consiglio comunale, scrivevo “…non c’è stato un atto che ha diviso questa maggioranza”, non si capiva perché avremmo dovuto avere un commissario prefettizio.
Scrivevo anche “Io credo che la motivazione sia più politica, che riguardi le future alleanze, in fin dei conti escludere la sinistra è stata la politica di questa maggioranza”; una chiara critica a chi ha escluso la sinistra dalla gestione amministrativa e non per questioni personali ma per scelte programmatiche come le nuove lottizzazioni, la quadrilatero ecc.
Ed anche questa frase “…. questi consiglieri lancino una sfida vera al Sindaco e alla Giunta, al Consiglio, si adoperino per far valere da subito le loro prerogative e cerchino in Consiglio la maggioranza necessaria per dare una svolta all’amministrazione di Chiaravalle” è stata interpretata come la ciambella di salvataggio lanciata alla Giunta e non come una sfida democratica al Consiglio Comunale che resta il luogo costituzionalmente deputato alla risoluzione dei problemi. E è da lì che dovrebbero nascere le ragioni per dare un contributo vero. Casa di vetro, trasparente come trasparenti devono essere le scelte che vengono adottate, luogo dove ci si confronta liberamente.
Oggi abbiamo una situazione chiara: una parte della maggioranza ha votato contro il bilancio. Bene, questo è un atto che non trova e non può trovare alibi, è palesemente un atto ostile alla Giunta. E’ una posizione che afferma che questi consiglieri sono contrari al proseguimento di questa maggioranza.
Sono convinto che il Sindaco abbia fatto bene a prendere atto che la maggioranza, almeno quella politica, non esiste più.
Se si è scelta la via del commissario per azzerare e ricostruire un percorso democratico capace di eliminare rancori, schiarire le menti e guardare alle esigenze dei cittadini è oggi un bene per tutti: finalmente sono chiare le posizioni e la situazione segna un punto fermo da cui sarà difficile tornare indietro.
L’attuale situazione obbliga ad una riflessione collettiva, sperando che la politica sia capace di ripensare al bene comune e di preparare un’amministrazione che guardi alle sfide future con sentimenti e ragioni nuove.