29 Aprile 2024

di Claudio Maderloni

Che strano questo nostro Paese che sembra perdere la memoria .

Quando una famiglia si riunisce attorno al tavolo, c’è sempre qualcuno che inizia dicendo: “…. ti ricordi di Mario …”, e poi tutti a parlarne magari discutendo fra chi si ricorda una cosa e chi un’altra. Ed è così che la famiglia rinnova e ricorda la propria storia.

Attorno a quel tavolo,  un tavolo più grande, la nostra famiglia Italia sembra aver dimenticato un pezzo della sua  storia, una parte della famiglia: quei giovani messi davanti alla scelta se servire la repubblica sociale a fianco dei nazisti o lottare per la libertà, per dare una speranza al nostro Paese, anche a costo della vita.

Ed è come in una grande famiglia che dovremmo ricordare quelle ragazze e qui ragazzi. E capire le ragioni che hanno fatto scegliere loro la strada dei monti, il freddo, la fame,la sofferenza.

E’ strano questo Paese dove, in un momento drammatico di crisi nera, qualcuno si sente di poter paragonare i nostri tribunali, pur con tutte le loro difficoltà, ai tribunali speciali. Capita, e alla fine noi non ci facciamo più caso. Ma i tribunali speciali questo Paese li ha conosciuti davvero.

C’è dell’assurdo!

E ancora più assurde  sono le modifiche che vogliono apportare alla Costituzione.

Non perché la Costituzione non può essere modificata, la stessa Costituzione prevede come. Però, magari,  è necessario che queste modifiche siano apportate da persone rappresentative del nostro Paese, persone elette direttamente dai cittadini, senza colpi di mano. E cambiare il nostro Stato con delle procedure ordinarie,  è fortemente pericoloso.

 Questa Costituzione nata nei carceri dove i tribunali speciali avevano mandato donne e uomini, giovani, di ogni condizione politica culturale religiosa, questa Costituzione sognata in quelle montagne dove molti di quei giovani hanno sacrificato la propria vita, non può essere stravolta perché c’è qualcuno che ha fretta.

Ed è alle nuove generazione che dobbiamo rivolgerci perché loro possono modificare lo stato attuale, loro che stanno pagando il prezzo più alto in termini di istruzione lavoro e diritti, loro che si scontrano con tanto malaffare, non devono essere succubi, facciano sentire il peso dei loro diritti, riempiano la scena politica con le loro rivendicazioni, utilizzando ogni spazio possibile con modi democratici.

E noi dobbiamo chiederci se stiamo facendo il possibile per cambiare rotta; dobbiamo chiederci se noi ci impegniamo veramente perché ai giovani sia concesso di essere giovani e di guardare al futuro con ottimismo.

Ricordare gli avvenimenti della Resistenza significa ricordare la nostra storia, continuare a tenere in vita la memoria di tanti che si sono sacrificati per darci un mondo nuovo, ribadire anche oggi ai loro familiari e a noi stessi che quei compagni non sono morti invano.

E’ importante ricordare quali erano le condizioni di vita della stragrande maggioranza degli italiani.

Possiamo dire che non c’erano le libertà di base. Pensiamo all’impossibilità di iscriversi e militare in un sindacato, di porre in atto qualsiasi strumento teso a garantirsi un futuro migliore. Le Camere del Lavoro furono  date alle fiamme, come furono bruciati i libri e gli archivi delle organizzazioni democratiche. Erano vietati i partiti e le associazioni culturali, era vietato semplicemente riunirsi in assemblea. Non c’erano le istituzioni pubbliche, non funzionava né la Camera dei Deputati né  il Senato; al loro posto c’era il gran Consiglio. Non c’erano neanche i quotidiani, quelli  liberi,  e in genere nessun strumento di informazione era ammesso; non si poteva criticare le scelte del governo fascista.  Fino ad arrivare alle  sciagurate leggi razziali del 1938 quando gli ebrei furono cacciati dalle scuole e dalle università, furono vietati i matrimoni misti, gli ebrei furono derubati dei loro averi rastrellati ed internati nei campi di concentramento e di sterminio.

Questo era il fascismo, oltre alle tante guerre, dall’Africa alla Spagna dalla Grecia alla Russia.

La miseria era la compagna quotidiana di tantissime famiglie, tanto peggio se famiglie di antifascisti i quali conoscevano la disoccupazione le carceri e il confino. Si sopravviveva grazie alla rete di solidarietà che veniva tessuta fra amici e compagni.

Quindi, per rispondere alla domanda  che spesso i ragazzi delle scuole ci pongono, sul perché per  i giovani è importante conoscere questo, la risposta è semplice:  conoscere affinché ciò non accada mai più. La libertà è la condizione essenziale per una vita degna ed è necessario vigilare sempre ed in prima persona perché la libertà la giustizia l’equità non sono garantite a tutti e per sempre. Magari cominciamo con il saper individuare e debellare anche le piccole angherie rivolte magari a pochi che però nel tempo possono costituire terreno fertile per l’ingiustizia e la violenza.

Le dittature si alimentano anche con le piccole angherie quotidiane, i piccoli soprusi, le piccole discriminazioni e poi crescendo si alzano di livello, e allora il più forte decide  e poi si inizia con la discriminazione. Il fascismo può essere allontanato se si eliminano i piccoli privilegi, le piccole  azioni negative quotidiane,  e possiamo debellarle con le nostre azioni quotidiane. Magari ponendo la giusta attenzione a quei fatti di cronaca che sembrano diventati prassi quotidiana e magari quasi ci annoiano.

Dobbiamo domandarci perché fa più notizia una tribuna chiusa durante una partita di calcio perché una tifoseria attacca con frasi razziste un calciatore di colore, piuttosto che le continue frasi ingiuriose e intimidatorie rivolte contro un ministro della Repubblica solo per il colore della sua pelle!

Il razzismo è nel nostro quotidiano: ci si convive quando cerchi un lavoro, una casa, un posto all’asilo nido o alla scuola materna o semplicemente per un posto a sedere in un autobus. E alla fine questo non ci scandalizza più,  ci dimentichiamo di comporre una giusta battaglia affinché ci sia il lavoro, affinché i servizi ci siano per tutti, affinché la legge sia uguale per tutti!

Il non essere indifferenti: la partecipazione è la terapia giusta per mantenere sano il nostro Paese.

Dobbiamo superare la visione individuale con la consapevolezza che solo  se le condizioni di uguaglianza sono garantite a tutti, si afferma la pace e la democrazia.

Una delle conseguenze di questa grave crisi economica è che si è portati a guardare al vicino come ad un concorrente se non addirittura come ad un nemico; se poi l’altro non è nato nella nostra città o nella nostra  stessa regione o magari in Italia …. Fanno presa le tentazioni ostentate dai movimenti populisti che, tragicamente, possono portare solo a momenti autoritari.

La guida resta la Costituzione, prima di qualsiasi uomo o donna seppure straordinari.

La Costituzione garantisce i diritti ed individua  i doveri delle istituzioni per rendere realmente fruibile quanto sancito; applicare la Costituzione è l’impegno di ogni amministratore e di ogni politico; applicarla, non modificarla.

Già i nostri padri fondatori hanno individuato nell’istruzione e nel lavoro la linfa vitale della democrazia. Nella Costituzione si trova tutto quello che serve per definire compiutamente un uomo, una donna, un cittadino, non un suddito.

Ed   è evidente che quando parliamo della Costituzione, non possiamo non parlare di chi  ci ha dato questa carta fondamentale e, quindi, riparliamo  delle lotte per la liberazione che oggi è al suo settantesimo anniversario per la nostra Regione.