Condivido molto delle tesi espresse nel documento nazionale a cominciare dall’analisi del contesto internazionale anche se il tema della guerra è da aggiornare perché le realtà mutano in continuazione, ma i potenti del mondo continuano a speculare e a fare affari sulle disgrazie di chi soffre.
Non sta crescendo la voglia di pace né di coesione sociale.
Anzi, sta avanzando sentimenti di insoddisfazione, di preoccupazione e di paura che scuotono ogni singolo individuo, lo testimoniano tante persone comuni che incontriamo quotidianamente al bar, al supermercato, prendendo un autobus, in stazione, in ascensore e anche nelle nostre iniziative.
Paura, disagio, senso di impotenza, solitudine.
Questi sentimenti trasformano le persone in potenziali alleati di quanti disseminano odio, guardano con disprezzo al diverso, fanno della discriminazione la loro funzione politica primaria.
E così assistiamo alla crescita di consenso attorno ai movimenti neofascisti e neonazisti che in alcuni paesi europei stanno già dentro i Governi.
E’ iniziata una campagna per firmare la proposta di legge di iniziativa popolare “Carta dei diritti universali del lavoro” un nuovo Statuto di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori, una proposta di legge che si propone di estendere i diritti a chi non ne ha e di riscriverli per tutti, ci sono i nostri banchetti in difesa della Costituzione e per la modifica della legge elettorale, che dovrebbero interessare tutti, dato che organizza la vita della nostra comunità e che soprattutto guardano al futuro.
Eppure se andiamo in una delle 8.000 amministrazioni comunali troveremo la fila di persone che vanno a firmare quella petizione per la difesa delle abitazioni, la chiamano quella dell’autodifesa da chi ti viene a rubare in casa. Questo deve farci aprire gli occhi: la paura che serpeggia tra la gente è ad un livello talmente alto da mettere in crisi anche i nostri ideali.
L’Europa sembra aver rinunciato ad essere il volano per la democrazia e la tolleranza, rimane un recinto dove si alimentano preoccupazioni, voglia di chiudersi dentro, dentro il proprio Stato, la propria casa, il proprio orto, senza guardare oltre la propria famiglia o la propria comunità, un’Europa vecchia e sterile è stata definita.
Tutti troppo presi dalla necessità giusta e sacrosanta di trovare o non perdere un posto di lavoro o la ricerca di una casa o la giusta insofferenza per una lunga fila di attesa per curarsi con la preoccupazione che altri, quelli li, ti portino via anche il posto letto, che quelli lì costano tanto allo Stato e che questi soldi li tolgano dalle nostre esigenze. ecc.
Ora, questo a mio avviso è lo scenario e noi non possiamo essere indifesi o spettatori inermi.
La riflessione sulla funzione della nostra associazione che si pone a tutela della democrazia, che è e dovrà essere sempre è più attore nella difesa della democrazia, non può essere disattenta e disarmata davanti a tutto questo. Non dobbiamo spingere queste persone nel campo della destra, che per lo più non è il loro, ma che solo la paura li spinge in quella direzione.
E’ in questo momento che il nostro essere assume un ruolo straordinariamente importante ed é proprio la certezza di non essere un partito e non di essere un sindacato che aumenta la responsabilità di essere soggetto attivo, di forte idealità e di grande moralità.
E’ la lotta partigiana e la lotta clandestina antifascista che ci ha consegnato questo mandato.
E non voglio raccontarvi che sarà facile capire fin dove possiamo spingerci, quali sono gli ambiti dove muoverci, per non diventare un’altra realtà cambiando la nostra natura di associazione antifascista erede del movimento partigiano italiano.
Abbiamo la necessità di utilizzare tutti gli strumenti, informatici in particolare, che ci consentano facilità di mobilitazione, di studio, di aggregazione, di comunicazione, per centrare l’obiettivo di rendere sempre più visibili e concreta la nostra azione.
Dobbiamo interrogarci perché spesso un manifesto dei neofascisti fa il giro del globo, mentre centinaia e centinaia delle nostre iniziative restano patrimonio solo degli addetti. E’ necessario porre rimedio a questo stato di cose organizzandoci meglio e utilizzare tutte le potenzialità che abbiamo e che sono tante.
E’ necessario capovolgere la situazione per far sentire la voce dell’antifascismo di ieri e di oggi.
Noi lo sappiamo: l’attività delle nostre sezioni è ricca e coinvolge molte donne e uomini, anche al di là degli iscritti, ed è un elemento essenziale nelle iniziative che svolgiamo soprattutto andando nelle scuole.
Dobbiamo aumentare la nostra presenza nelle piazze, e soprattutto aumentare quelle nei luoghi di lavoro.
Dobbiamo far si che le iniziative provinciali, regionali e nazionali abbino la stessa partecipazione che troviamo nelle iniziative fatte dalle sezioni.
Senza allarmismi, senza enfatizzare, senza accentuare, ma ritengo necessario una presenza maggiore di attivisti delle nostre sezioni, una presenza che ci dia la garanzia di una partecipazione reale, visiva, concreta, anche in autonomia se necessario, per non essere in balia di altri soggetti durante la nostra presenza nei presidi democratici, una presenza la nostra che deve essere non violenta, e avere la consapevolezza che è necessario una politica di aggregazione, di unione, di coordinamento con i tanti soggetti antifascisti che militano e sono presenti nella società italiana.
Termino, perché non c’è tempo su due questioni, il mio totale assenso alle iniziative in difesa della Costituzione e per una nuova legge elettorale, altro che equipararci a CasaPuond, queste forzature di equiparazione ci ricordano altre pretese di equiparazioni, quelle tra partigiani e repubblichini, tra chi amava la vita e la libertà e chi portava morte e terrore.
Nel confermare che il rapporto con le Istituzione resta fondamentale, il lavoro presentato al Presidente della Repubblica con Casa Cervi è uno straordinario strumento di lavoro, costringere i rappresentanti del popolo al loro ruolo antifascista resta uno dei nostri impegni fondamentali e lo dobbiamo utilizzare con forza e determinazione.
Buon congresso.