Ringrazio la Sindaco e l’amministrazione comunale, ringrazio il comitato unitario antifascista della città di Santarcangelo, saluto le ragazze e i ragazzi delle scuole, gli insegnanti, saluto i Partigiani presenti.

Settant’anni dalla liberazione dal nazi-fascismo non è  e non deve essere una sterile ricorrenza, ma un momento di profonda riflessione su quanto è accaduto al nostro popolo affinché rimanga viva la memoria e ciò che è stato non possa  ripetersi.

Ed è importante che si inizi con il ricordare le vittime civili: quello che scoprirete dopo e la rappresentazione di questa sera sulla strage di Fragheto, danno la misura della volontà chiara e forte di far si che la memoria resti viva.

Noi dobbiamo essere grati alle associazioni delle famiglie vittime delle stragi nazifasciste, perché hanno portato avanti la battaglia per la verità  in solitudine e, in molti casi, nell’indifferenza generale.

La nostra associazione si è molto impegnata, soprattutto dopo il ritrovamento degli armadi della vergogna, scoperti nel 1994 nel corso di indagini sulla tragedia delle Fosse Ardeatine;

negli archivi della Procura generale militare di Roma vennero rinvenuti 695 fascicoli d’inchiesta e un Registro generale riportante 2274 notizie di reato, relative a crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante l’occupazione nazifascista.

La nostra associazione,  che è stata riconosciuta da diversi Magistrati come “ l’erede legittima della lotta partigiana” , si è costituita parte civile in tutti i processi, ha promosso anche una petizione popolare per sensibilizzare la politica e le istituzioni alla ricerca della verità, Dobbiamo dire che nei luoghi degli eccidi c’è stata una forte partecipazione  ma, con il passare del tempo , questa mano a mano veniva meno.

Sono stati  organizzati incontri con i Ministero  degli esteri  Italiano e Tedesco e con le ambasciate, e si è  ottenuto di poter  avviare un complesso di ricerche per costruire un “Atlante delle stragi nazifasciste in Italia” con finanziamento da parte della Germania , questo fatto oltre che pratico è oltremodo significativo .

Fare piena luce su quanto accaduto è così importante perché, io credo, questo ci potrà aiutare a risolvere molte delle nostre contraddizioni e delle titubanze dovute anche al ruolo che ebbero tanti fascisti italiani in quelle tragedie.

Quando parliamo delle stragi nominiamo dei luoghi , ormai noti a tanti:

– Marzabotto con i suoi circa 770 uccisi,

– Sant’Anna di Stazzema con le sue 560 vittime civili,

– Fragheto  con i suoi 37 morti

 

ma ce ne sono altri che pochi conoscono e per i quali non c’è mai stata giustizia.

 

E non solo al centro e al nord dell’Italia ma anche al Sud. il nostro presidente nazionale il professore Carlo Smuraglia  cita  nel suo intervento nel libro “le stragi nazifasciste del 43-45 memoria responsabilità e riparazione” un fatto avvenuto a Bellona, in Campania: di fronte ad un tentativo di stupro da parte di soldati tedeschi, i cittadini si ribellarono cercando di impedire quella violenza,  furono fucilati in 54.

E, poi, tanti episodi singoli  di uccisioni di civili: a Chiaravalle un operaio, non volendo o non potendo rivelare dove fossero nascosti alcune parti di macchinari della locale Manifattura Tabacchi (macchinari che i tedeschi volevano trasferire in Germania), venne ucciso con un colpo di pistola, lì dentro la fabbrica.

Assassinii avvenuti  per puro disprezzo della vita.

Così come accaduto nella battaglia di Fontecorniale  nei pressi di   Mombaroccio, qui nel pesarese, dove durante un rastrellamento diedero fuoco ad alcune case senza curarsi di una donna paralitica che coscientemente arsero viva malgrado il prete del paese scongiurasse  di non farlo.

Di questi episodi non se ne parla, come non si parla di chi guidava o dava indicazioni in queste operazioni  perché in gran parte erano fascisti italiani appartenenti alla repubblica di Salò.

Spesso gli ufficiali tedeschi, nei processi dopo la liberazione, si sono giustificati dicendo che questi massacri furono conseguenza all’attività della Resistenza, cercando in qualche modo di porre rimedio ad atti di selvaggia crudeltà scaturiti da propositi di vendetta per le accuse di tradimento rivolte  dalle massime autorità tedesche al governo e  in particolare al popolo italiano.

E, come ha scritto Enzo Fimiani  “Un complessivo atlante delle stragi su scala nazionale consentirà anche di raffrontare tra loro i tanti eventi terroristici a danno della popolazioni, costruendo tipologie differenti, per esempio a seconda del peso avuto dalla presenza di gruppi o brigate della resistenza sul territorio, oppure del fatto  dell’accanimento contro cittadino indifesi non abbia avuto alcun legame con l’opera di formazioni partigiane”.

 

Una lotta, quella della resistenza partigiana, fatta da donne e uomini che hanno ridato dignità alla nostra Italia.

Quei ragazzi ci hanno ridato la libertà, il diritto a non essere discriminati per motivi di razza, di religione, di sesso, la libertà di associarci, di poter parlare, di poter studiare, di poter pensare e poter costruire una vita nostra. Sono stati quelle ragazze e qui ragazzi, che scelsero di stare dalla parte della libertà,  a darci la dignità della partecipazione del popolo alla vita pubblica, il riconoscimento del diritto e delle libertà fondamentali basati sull’uguaglianza, il diritto al lavoro come mezzo per affermare la propria personalità: il lavoro come strumento di emancipazione  e di libertà individuale sancito nella carta fondamentale della nazione,

la nostra Costituzione ha una caratteristica essenziale, quella di programmare i diritti  e contemporaneamente  anche  di impartire un “ordine”  ai governi, allo Stato, di rendere  effettivi questi diritti  rendendoli attuabili.

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale (art. 3) e  tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva ( art. 53)

Costituzione che dobbiamo saper difendere, che dobbiamo pretendere che venga applica, perché il sacrificio e le sofferenze di  molti non vadano inutilmente sprecati.

La partecipazione alla vita politica è fondamentale; non è allontanandosi dalla politica che si fa un buon servizio alla democrazia ed è necessario fare della buona politica, contro gli intriganti e gli  approfittatori,contro chi si arricchisce con lo sfruttamento, il lavoro nero e l’evasione fiscale.

Dobbiamo andare alle radici delle motivazioni di quanti si spinsero ad aderire alle formazioni partigiane, affinché non si perda la memoria del sacrificio di quanti seppero segnarono  il confine tra la dittatura fascista e la democrazia costituzionale.

Tanti giovani donne e giovani uomini, uniti ai tanti più anziani, quelli che  si batterono durante i venti anni di fascismo  e pagarono con il confino, con il carcere, con l’esilio, con la loro vita. Donne e uomini che nei vent’anni di dittatura fascista  persero le loro famiglie, che conobbero la miseria e l’emarginazione, che persero gli affetti dei loro cari, martoriati nel fisico e nelle menti, che continuarono a combattere  ed ostacolare il fascismo, sin dalla Marcia su Roma.

Ed il dono  più grande che ci hanno lasciato, è questa straordinaria Costituzione antifascista.

Nella costituzione non è mai scritta la parola “antifascista” ma ne è impregnata in ogni suo articolo, perché indica principi e valori  in assoluto contrasto con tutto ciò che sa di autoritarismo, di populismo, di razzismo  e di tribunali speciali.

Noi tutti viviamo in questa terra e in questo tempo, e ci accorgiamo del momento difficile, dei venti di guerra che soffiano nel mondo, dei nuovi fascismi che stanno emergendo, alimentati dalle disuguaglianze e dalle difficoltà economiche  che si fanno sentire nella vita di ogni famiglia.

Per questo riteniamo utile partecipare alle tante iniziative in favore della pace, che guardi più all’unità che alla divisione dei popoli. Lottare per la pace è fondamentale per la vita di tutti noi, senza la pace non c’è possibilità di progresso civile, di vita sociale e di vita politica, di progettare  una vita serena.

Come A.N.P.I. partecipiamo a tante iniziative,  iniziative come quella di oggi o davanti ad un monumento in montagna,  o ad una lapide in qualche quartiere, nelle aule scolastiche, nei luoghi di lavoro e   in ogni  occasione  ci rivolgiamo ai giovani e diciamo:  di abbiate paura dei vostri pensieri, della vostra  forza intellettuale, del vostro coraggio,  della vostra età, di essere e sentirvi  giovani, e  quando la storia sembra andare da un’altra parte  è indispensabile reagire perché questa torni nella giusta direzione, quella indicata dalla Costituzione.

Citiamo Antonio Gramsci, ricordiamo Matteotti, riprendiamo parti delle lezioni di Piero Calamandrei, leggiamo qualche lettera di giovani partigiani scritta prima di andare incontro alla morte come Eraclio Capannini di 19 anni morto fucilato ad Arcevia, che come ultimo gesto di lotta gridando viva l’Italaia tirò la sua scarpa al plutone di esecuzione che lo stava assassinando.

Oggi vi leggerò una previssima riflessione  di una donna straordinaria. Una donna perché spesso, anche noi ,ci dimentichiamo del contributo dato dalle donne partigiane nella resistenza. Vi leggo le parole di Tina Anselmi: “… La scelta si poneva in termini drammatici, quelli appunto di un paese distrutto nelle sue radici morali, sociali ed economiche, da quando un dittatore aveva deciso per tutti. Occorreva ricominciare a decidere ognuno  dove era, perché così più non fosse.

Non era chiaro allora, almeno per i più giovani, per quale Paese, per quale Stato per quale ideologia, ci si dovesse impegnare: la prima ed essenziale scelta era quella di esserci”.

Via l’Italia, Repubblica parlamentare, viva la Resistenza