Io voterò NO il 4 dicembre perché non concordo con le modifiche che si vogliono apportare alla nostra Carta costituzionale e non perché le ha proposte Renzi o la Boschi.
Ieri ho letto una lettera fatta girare su Facebook da un “compagno” (perché per me tale resta) che dice: “Non è un mistero: non votai per Matteo Renzi alle primarie del 2012, quando con Roberto Speranza e Alessandra Moretti guidavo la squadra che lo sconfisse; non votai per lui allo scorso congresso del Pd; non voterò per lui al prossimo congresso. Al referendum del 4 dicembre, invece, voterò Sì”.
In questa riflessione sta la confusione di questo referendum: confuse le idee, confuse le motivazioni, confuso il testo.
Ecco, qui è la contraddizione di chi ci costringe a votare partendo dalla obbligatorietà di scegliere tra il Governo e la modifica alla Costituzione. I Governi passano, ce ne saranno di migliori e anche di peggiori, ma la Carta Costituzionale resta come baluardo per tentativi autoritari e per garantire diritti, doveri, uguaglianza …
Non possiamo accettare che ogni Governo, a colpi di maggioranza, possa farsi le proprie leggi, le proprie modifiche costituzionali o le loro leggi elettorali .
“Se non passa lascio la politica” ha detto il Presidente del Consiglio, mentre diversi Ministri del suo Governo hanno rincarato la dose affermando che anche loro se ne andranno.
Questo è il paradosso che gli italiani hanno ora di fronte.
Scegliere di far continuare la strada a questo Governo o farlo cadere è veramente la posta in gioco?
NO! E lo ripeto: in questo frangente non è il Governo in discussione.
Aver legato la vita del governo alla riforma Costituzione è stato un errore politico enorme e purtroppo si continua su questa strada: come diceva nella premessa, “io non ho mai votato Renzi ma ora voto Si” che tradotto vuol dire voto a favore di Renzi.
Si aggiunge sempre le precarie condizioni di come questo Governo è nato e vive da tre anni.
Ci si dimentica di alcuni passaggi: il mancato incarico a Bersani da parte del Presidente della Repubblica; la maggioranza che caccia la sinistra con la quale aveva ottenuto il consenso con la coalizione “’Italia Bene Comune”, consenso che ha fatto scattare il premio di maggioranza alla Camera, dando la possibilità a molti di diventare deputati; si è passati dal Governo Letta delle grandi alleanze, liquidato con il “stai sereno”, all’accordo con Berlusconi e al Patto del Nazzareno,poi quello con Alfano e infine l’attuale maggioranza che si regge con i voti di transfughi da ogni dove, entrati nel gruppo Ala di Verdini.
Purtroppo non è solo l’autore di questa lettera a pensarla così e ad agire di conseguenza. Si sente dire “perché dobbiamo far cadere il nostro Governo di sinistra?” e “dopo di Lui non ci sarà altro”, “verrà la Lega”, “Grillo conquisterà il potere” e si sceglie in maniera fideistica di Partito, quindi la disciplina, la linea, e il vecchio sentimento di appartenenza, senza tenere conto della ragione
Del metodo utilizzato per far approvare la modifica della Costituzione non se ne parla più, come non si parla più della fiducia imposta alla Camera e al Senato per far passare la legge elettorale, o delle accelerazioni e delle scorciatoie parlamentari per tagliare i tempi della discussione (il famoso emendamento canguro). Figuriamoci se ci si ricorda che in Commissione alla Camera si sono cambiati dieci componenti su indicazione del capogruppo, perché non concordano con la proposta di legge elettorale del partito; invece al Senato nella commissione competente se ne sostituiscono due perché non concordano con le modifiche alla Costituzione. Il Capogruppo del maggior partito di Governo si dimette e viene sostituito.
Un altro argomento che con le modifiche non c’entra nulla è quello dei supposti “compagni di cordata”.
Si ritorna alla casella iniziale con una totale confusione di ruoli. Un governo che ha una alleanza con la destra grida che se cade governerà la destra!
Si è voluto dividere l’Italia in favorevoli o contrari, partigiani veri e falsi; si è voluto dividere il Paese, dividere i Sindacati, le associazioni, le famiglie.
Assistiamo all’occupazione dei mezzi di informazione; forse la più preoccupante delle situazioni.
Che cosa centra tutto questo con le modifiche?
Avere un Senato delle autonomie e non legarlo alle decisioni delle Regioni è un controsenso.
I Senatori non saranno vincolati nelle decisioni dal mandato della propria Regione, ma entreranno nei gruppi dei rispettivi partiti annullando di fatto quanti vorrebbero un Senato delle Autonomie.
Così accadrà ai Sindaci, che non saranno eletti dai cittadini e neanche dai consigli comunali, per non parlare del gruppo parlamentare nominato dal Presidente della Repubblica.
Aumenteranno i conflitti di competenze e sarà altro lavoro per la Corte Costituzionale.
Il risparmio atteso a seguito della riduzione del numero dei senatori corrisponde più o meno al costo di un caffè a testa all’anno per ogni italiano; per contro continueremo a pagare i costi delle spese e dell’apparato.
L’esecutivo deciderà tutto, cominciando dal calendario dei lavori della Camera.
La legge elettorale consegnerà in mano a pochi uomini le nomine e l’individuazione, nella maggioranza dei casi, dei candidati da eleggere al parlamento.
Tutto passerà sotto il ricatto della governabilità.
Questo vuol dire entrare nel merito e decidere se vale la pena dire di no!
Ho combattuto tutta la vita contra la mala politica, contro gli affaristi in politica, contro la prepotenza della mala politica, contro le mafie in affari con la mala politica. Ho combattuto perché ci fosse una partecipazione vera, concreta, reale. Ci ho creduto e continuo a crederci. Per dare una democrazia partecipata e mantenere una vera Repubblica Parlamentare per le nuove generazioni, che guardi oltre anche alla gestione corrente di questo o quel governo.
Per questo IO VOTO NO!