intervento di Claudio Maderloni

Un saluto caloroso ai familiare delle vittime.

Autorità civile e militari, cittadine e cittadini alle associazione partigiane e d’arma,

dalla lettura della requisitoria al processo sui fatti che oggi noi vogliamo ricordare, tratta da “l’eccidio di Villamarzana”, eccidio eseguito dai fascisti della guardia nazionale repubblicana, riprendo parte del discorso  del Pubblico Ministero che dice: “… Con il 25 luglio1943 il fascismo era morto di morte naturale a cagione di quei germi di malattia che ogni assolutismo per sua natura contiene  in sé e dai quali è condotto a fine sicura; e il 25 luglio il popolo italiano s’era limitato in sostanza a proclamare il suo giubilo apertamente, totalmente, senza per altro ricorrere a vendette, a rappresaglie, a punizioni. Il giubilo del popolo era stato la condanna aperta del fascismo. Sennonché non valse il richiamo. Il fascismo credette di risorgere, e si rese recidivo in un crimine di lesa patria”.

Una riflessione su questo pensiero è d’obbligo.

Che cosa intendevano mantenere, quelli che diedero vita alla repubblica sociale italiana?

Che cosa era stato quel regime che volevano mantenere?

Di che cosa si nutriva il regime che aveva governato autoritariamente per venti lunghi anni?

La definizione di regime autoritario la diede il fascismo stesso tramite il loro capo, con le leggi speciali del 1926 quando fu eliminata ogni forma libertà, di organizzazione autonoma: messi fuori legge i partiti, i sindacati, le associazioni volontaristiche e fuori legge anche gli scout, via la libertà di voto, via i sindaci,  via il parlamento, via il governo sostituito dal gran consiglio. Fu istituito il tribunale speciale per la difesa dello stato dove passarono più di 15800 antifascisti, tribunale che fu sciolto il 25 luglio 43 e ripristinato a dicembre del 1943 dalla repubblica sociale italiana.

Il regime era già nato con la marcia su Roma, basta pensare che nei primi sei mesi del 1921 le squadre fasciste distrussero 59 case del popolo, 119 camere del lavoro, 107 cooperative, 83 leghe contadine, 141 sezioni socialiste e comuniste, 100 circoli culturali, 20  biblioteche e teatri, 28 sindacati operai, 53 circoli ricreativi; secondo Gaetano Salvemini tra il 1921 e il 1922 i fascisti uccisero circa 3000 persone non solo in  Italia ma anche  all’estero .

Abbiamo dolorosamente presente le leggi razziali e la tragedia delle deportazioni, ricordiamo le botte e le intimidazioni agli oppositori, poi carcere, confino e miseria per chi non abbassava la testa, per chi chiedeva libertà, uguaglianza, diritti.

Si! Dobbiamo ricordare un regime razzista e arrogante, militarizzato, dove i giovani erano preparati per diventare soldati e le ragazze mamme per procreare quei figli della patria del credere obbedire combattere.

Ecco perché sosteniamo che il fascismo è un crimine.  Questo vale anche oggi, per i fascismi di oggi, che magari non si rifanno espressamente al partito nazionale fascista (bandito dalla dodicesima disposizione) ma hanno la stessa natura, le stesse caratteristiche, lo stesso odio.

A noi non interessa come si chiamano, quello che noi vogliamo è che siano sciolti tutti quei movimenti violenti che incarnano quei disvalori, che tanti lutti e tragedie hanno segnato nel passato.

 

E’ necessario avviare una seria e chiara politica del contrasto alle insorgenze fasciste, naziste, razziste.

E’ evidente che l’estremismo di destra si sta armando e si sta espandendo, sta diventando sempre più pericoloso. Perciò oggi siamo scioccati per l’attentato in Germania, scioccati ma non sorpresi. Non si tratta più di casi singoli, è qualcosa in continua crescita alimentato da un ambiente sociale sempre più tollerante verso queste derive.

Abbiamo il dovere di affermare che la nostra è una repubblica parlamentare che rappresenta tutto il popolo, con le tante esigenze e speranze.

Abbiamo il dovere di batterci per evitare tentazioni plebiscitarie e populiste.

Dobbiamo fare la nostra parte avendo ben chiara la diversità, la distanza smisurata, tra la giusta richiesta di sicurezza e l’odio per il diverso, il migrante, il povero.

C’è urgenza di ridare al nostro Paese un clima di serenità, di sobrietà, di rigore, di solidarietà e che si affermi sempre più la volontà di combattere gli episodi di violenza, di discriminazione (sia essa di sesso, che di razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali) così come disposto dall’articolo tre della Costituzione.

Dobbiamo avere memoria, memoria attiva.

I venti di guerra che in questo momento si sollevano non sono situazioni cicliche ma preoccupanti segnali di morte, di sofferenze per popolazioni inermi. Noi che siamo passati tra le macerie generate dall’odio e dalla guerra, abbiamo il diritto-dovere di tenere viva la memoria, di impegnarci in ogni sede per garantire la pace e la coesione.

Visto che abbiamo contribuito a liberare l’Europa, vorremmo che questa esercitasse un ruolo attivo nelle relazioni internazioni affinché cessino tutte le guerre, un’Europa che si rifaccia agli insegnamenti di quanti l’hanno progettata al confino di Ventotene; un’Europa capace di ascoltare e comprendere il monito della sindaca di Marzabotto “… i compromessi in politica si devono fare, ma i compromessi con la storia non sono altro che falsificazione …”

Memoria attiva significa che quegli ideali di chi si oppose prima e poi entrò nelle file della Resistenza devono continuare a vivere: libertà, uguaglianza, giustizia, diritti, istruzione, lavoro.

Memori attiva significa ricordare che dalla Resistenza è nata la carta costituzionale, elemento fondamentale della nostra democrazia, e solo la sua applicazione sarà la garanzia di una sana e forte democrazia.

Diceva il Prof. Francesco De Vivo, che molti di voi avranno conosciuto: “ nel conflitto si scatenano passioni e odi che accecano le ragioni, si che giustamente è stato detto che il sonno della ragione genera mostri”.

E veramente mostruoso fu l’eccidio di Villamarzana, come quello di Boves, come quello di Saonara, come quello di Marzabotto, come quelli di tutti gli altri Paesi che subirono le conseguenze del principio della rappresaglia. Rappresaglia nella quale i fascisti della R.S.I. applicarono quel “10 per uno” inseguendo l’insegnamento dei loro maestri nazisti, pienamente consapevoli che in quel modo essi assassinavano degli innocenti, di null’altro colpevoli che di avere posto in cima ai loro pensieri, al loro operare, l’amore per la propria famiglia, per la propria terra, il rispetto per se stessi.

Perché ciò che è accaduto non accada più: il nostro impegno forte per la libertà.

In ricordo dei caduti Viva  l’Italia