Care compagne e cari compagni,

mi rivolgo in particolare agli iscritti e ai lavoratori delle acciaierie. Sappiamo di una lettera del nostro Presidente Smuraglia alla sezione ANPI delle AST, e riaffermiamo  la solidarietà della nostra associazione ai lavoratori in lotta in questo momento così difficile per l’economia generale nel nostro paese. E solidarietà è dovuta anche per i fatti di Roma: una violenza inaccettabile contro persone che manifestano pacificamente per il diritto al lavoro.

Al consiglio nazionale di qualche settimana, trattando la relazione del nostro presidente, abbiamo dibattuto su temi importanti che ci vedranno impegni nel prossimo futuro, fino al nostro prossimo congresso del 2016:  costituzione, pace,  lavoro, diritti civili,  nuove povertà. Abbiamo affrontato tanti temi di attualità e, in particolare, la crisi  della politica e il ruolo dei partiti. La situazione oggi si è ulteriormente aggravata con i recenti fatti di Roma e la terra di mezzo, come se quanto accaduto a Milano, Venezia ecc. non potesse bastare.

Il lavoro è il tema centrale, come dice la Costituzione, perché non è solo una questione economica ma è innanzi tutto una questione di  dignità della persona, di libertà della persona dal ricatto e dal servilismo.

Qualcuno si è domandato se un’associazione come l’A.N.P.I. debba interessarsi della questione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (legge n. 300 del 20 maggio 1970). Pur non volendo entrare nel merito, è evidente che quanto si riducono i diritti dei lavoratori, la nostra associazione non può non evidenziarlo, anche se non spetta a noi indicare la strada.

E’ in questa situazione, dove tutto si fa più difficile, che trova consenso la destra fascista che specula sulle difficoltà rimettendo in campo razzismo e xenofobia. Si alimenta un odio generalizzato che genera una condizione per la quale tutti ci sentiamo meno sicuri. Trova consenso chi dice che non c’è più destra e sinistra, dire che fascismo e antifascismo sono ormai concetti superati.

Io invece sono convinto che per avere uno sguardo franco sul futuro non ci si può dimenticare del  passato quando i diritti non esistevano e gli antifascisti erano in galera.

Non entrerò nel merito della crisi economica, la situazione la conoscete meglio di me e la vivete come me; nel tempo che mi è concesso voglio parlare di noi: dell’ANPI. Partirei dall’articolo   18 della Costituzione “I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare. ”

In altre parti  si tratta delle associazioni sindacali e politiche.

I nostri padri costituenti hanno fatto questa scelta per dare la possibilità ai cittadini di partecipare alla vita democratica del nostro Paese. Così, quando sentiamo uomini politici rappresentanti delle istituzioni democratiche, dichiarare che possono fare a meno di consultare le organizzazioni dei lavoratori, noi ci sentiamo di dover alzare la guardia e apriamo bene gli occhi.

Compito della Repubblica  è rimuovere le limitazioni alle libertà dei cittadini,  favorire la partecipazione alla gestione della vita politica, economica e sociale del Paese.

L’emarginazione, l’indifferenza, la supponenza, l’insofferenza alla partecipazione, il “qui comando io”,  vanno nella direzione opposta  da quanto stabilito nella nostra Costituzione, in particolare all’articolo 3.

Quando parliamo di noi, dell’A.N.P.I., dobbiamo citare tante volte la Costituzione perché la nostra battaglia di oggi non è dell’ultimo momento, è una battaglia che ci ha trovato sempre presenti perché la nostra Costituzione è una Costituzione antifascista, anche se non c’è mai scritto, è costruita sulla diversità da quanto il fascismo aveva generato.

Noi siamo Ente morale e come tale soggetti a controlli da parte delle istituzioni per le modifiche statutaria, ecco perché abbiamo apportato delle modifiche solo in pochi casi particolari.

E voglio parlare di quella parte dello statuto della nostra associazione che penso sia determinante per ogni iscritto e ogni dirigente: “mantenere  vincoli di fratellanza tra i partigiani italiani e partigiani di altri Paesi”. Questo straordinario senso di appartenenza che ci viene trasmesso, non solo non deve essere abbandonato, ma deve continuare  a essere l’elemento fondante dei rapporti tra gli iscritti. Smuraglia arriva a dire che è uno dei pilastri fondamentali  (quello della fratellanza) che deve tenere tuttora insieme l’A.N.P.I., perché se questo non accadesse l’A.N.P.I. diventerebbe un’altra cosa”.

sempre nello Statuto “Battersi affinché i principi formativi della guerra di liberazione divengano elementi essenziali nella formazione delle giovani generazioni  per concorrere  alla piena attuazione  della Costituzione italiana.  Battersi per la diffusione della conoscenza, per l’attuazione della Costituzione, battersi perché le modifiche non alterino lo spirito stesso della Costituzione

Piero Calamandrei diceva che la nostra Costituzione deve essere considerata come un programma politico, diventato legge, che è obbligo realizzare. E leggo:”La nostra Costituzione è programmatica, cioè contenente un vero e proprio programma di trasformazione sociale della società, i cui capisaldi sono quelli del diritto al lavoro, della effettiva partecipazione dei lavoratori al governo, del diritto al salario. Questo programma è un proposito di riforme: il governo deve seguire l’indirizzo politico che porta a queste riforme. Vi è dunque una doppia serie di vincoli: non può fare contro la Costituzione; deve fare secondo la Costituzione: deve legiferare e governare.”

Abbiamo assistito  alla modifiche dell’articolo 138 della Costituzione (che contempla il procedimento di revisione costituzionale) con la riduzione dei tempi da 90 a 45 giorni, tanta fretta, tempi di discussione contingentati come per una qualunque legge. E noi abbiamo quasi visto porre la fiducia su un atto del governo.

Quando si è voluto si è fatto in fretta: il pareggio di bilancio previsto in Costituzione è stato approvato in tempi rapidissimi e con un numero di deputati tale da non obbligare al referendum popolare.

L’ autonomia  della nostra associazione e dei dirigenti è elemento indispensabile per la nostra credibilità, soprattutto dopo la nuova stagione dell’ANPI, dopo il congresso del 2006,  con l’entrata di tante compagne e compagni antifascisti anche nei ruoli di direzione, dalle sezioni al nazionale.

L’aver fatto la resistenza e la lotta della clandestinità era  ed é di per se fonte di autorevolezza, agli antifascisti è chiesto di più perché necessita rigore morale, trasparenza e autonomia. Smuraglia dice “ l’autonomia non vuol dire soltanto differenziarsi dagli altri, vuol dire sentirsi autonomi. Ma autonomia non vuol dire stare da soli anzi, il nostro impegno alla ricerca di consenso alle nostre lotte si è amplificato. Negli ultimi anni si è verificata una caduta della tensione antifascista preoccupante ed è per questo che dobbiamo lavorare affinché questa rinasca e non solo fra gli iscritti ma anche e soprattutto nella platea più grande fatta da quanti non si tesserano ma semplicemente amano la libertà, i diritti, l’uguaglianza.