Finalmente libero.
Ho aspettato fino ad oggi che dal nazionale mi arrivasse una lettera di scuse per il sistema di emarginazione messo in atto dal provinciale Sel di Ancona in occasione delle ultime primarie per la individuazione dei candidati al Parlamento Italiano; invece vengono premiati quelli che avrebbero dovuto vigilare sulla democrazia interna al mio partito.
Ricordo a chi a pazienza di leggere, che il provinciale di Ancona nell’ultima riunione utile aveva una rosa di dodici candidati e che, su proposta di un componente anconetano, la lista si ridusse a sei negando agli altri sei di poter partecipare alle primarie. Invece di creare le condizioni per mettere tutti sullo stesso livello (ogni candidatura poteva essere supportata da un certo numero di firme di iscritti o di elettori, oppure ogni candidato doveva essere supportato da un certo numero di circoli) per alzata di mano si è approvata la proposta di dimezzare la lista.
Il risultato di quella votazione ha sancito il principio per cui non tutti gli iscritti SEL sono uguali. Maderloni era stato fatto fuori, Mentrasti poteva partecipare alle primarie, Fiorentini veniva cassato dalla lista ma Paolinelli no, e così via.
Il fatto, a suo tempo, è stato da me contestato anche al nazionale. Ho sostenuto che c’era stata diseguaglianza di trattamento, discriminazione, oltre che mancanza di regole chiare. La sinistra non doveva essere quella che tutelava tutti? La sinistra non si batteva per l’uguaglianza, contro le ingiustizie e le discriminazioni?
Successivamente la Giunta Regionale della Marche ha pubblicato il bando per la nomina di un componente nel direttivo al Parco del Conero. Come per tutte le altre nomine, la domanda doveva essere presentata per il tramite di un consigliere regionale.
Chiesi al consigliere regionale di S.E.L. se c’erano degli interessati. Ricevuta risposta negativa gli ho domandato la disponibilità a presentare la mia candidatura. A poche ore dalla scadenza il consigliere mi risponde affermativamente salvo ritrattare dopo 15 minuti, con l’annotazione di aver cambiato parere, anche se i documenti erano già stati predisposti, visto il mio comportamento all’interno del partito.
Voglio sottolineare che io non sarei stato comunque nominato per quella carica (normalmente la maggioranza nomina uno della maggioranza e S.E.L. si trova all’opposizione) ma almeno provarci! In sostanza il consigliere regionale mi aveva tolto la possibilità di partecipare per il mio “atteggiamento politico all’interno del partito”. In questo comportamento io vedo sia discriminazione che arroganza.
La mia tessera vale meno di quella di altri?
La questione è nota sia al nazionale che al regionale di S.E.L. e, in parte, è stato oggetto del mio intervento all’ultimo congresso regionale, quando ho chiesto al coordinatore regionale di non ricandidarsi per quell’incarico.
In molti, in forma privata, mi hanno espresso la loro solidarietà, ma non mi è pervenuta, almeno sino ad oggi, nessuna presa di posizione ufficiale.
Quindi non voterò questo candidato a presidente della Regione, lo stesso che avrebbe dovuto impedire che tutto ciò avvenisse dentro il suo, purtroppo anche mio sino ad oggi, partito!
Si, è un fatto personale, ma attenti, perché poteva e potrà accadere a tanti altri.
Quando i promotori delle ingiustizie sono della tua stessa parte politica, le cose cambiano, sono azioni che feriscono più nel profondo, che fanno considerare che tanto impegno, tanti sacrifici, tanto tempo dedicato al bene comune possono essere calpestati nella assoluta indifferenza.
Ecco perché, pur credendo profondamente nella necessità di avere in Italia un grande partito della sinistra che si candidi a governare anche questa nostra Regione, oggi lascio SEL.
Ci sono alcuni “peccati” che rendono un leader dannoso.
Un leader può risultare assolutamente dannoso in svariate circostanze o utilizzando metodi diversi; per citarne solo alcuni, è dannoso quando
– viola gli standard elementari dei diritti dei sostenitori
– soffoca la critica costruttiva e insegna ad accondiscendere più che a fare domande
– sovverte le strutture e i processi dei sistemi costruiti per dare fiducia giustizia ed eccellenza
– non alimenta altri leader, inclusi i suoi potenziali successori
– ignora o promuove incompetenza.
Claudio Maderloni